martedì 12 novembre 2013

Maestri

Vorrei sapere dov'erano lorsignori
over 60 quando questo paese
avrebbe iniziato la sua discesa morale.
E chiedo anche
che mi si dica
quando, in quale epoca
è esistito un paese moralmente
limpido, puro, esemplare
quando, è avvenuta
questa amnesia di cui sembrano
tutti, non essersi accorti.
Questi signori, maestri saggi
di una moralità che non conosco,
non hanno forse assistito immobili
allo scippo del futuro
e al parcheggio dell'esistenza?

Ma forse non è questo il modo,
il lamento ripetitivo, che potrà suggerire
soluzioni a noi che troppo spesso
aspettiamo, ci guardiamo attorno
con timore, riserva, senza la forza
di sostenere una verità
e sperando che forse
potremo trovare una piccola
idea.

Avete da insegnare... ma non
sembrate consapevoli di averci
lasciato voi questo spazio ristretto
di sorrisi irrigiditi e pacche sulle spalle.
Siete stati i complici distanti e alteri
o forse no.
Sono io che non vi capisco
e che vorrei qualcosa
che voi non potete darci.
A parte le lezioni di vita,
e quello sguardo severo
che sembra accusarci
della nostra incapacità di ribellarci
e inventare
staccare la spina e partire.

E allora, vorrei non avermi mai incontrati.
Vorrei che il tempo potesse
guardarsi alle spalle
e perdere il conto delle ore
rubarsi istanti
corrodersi come una cavitazione
cronologica.
E ristabilire un'ordine delle cose
quello che sembra voi abbiate
vissuto e respirato.

E staccherò la spina. Sì
smetterò di ascoltare. Ascoltarvi.
Guarderò le vostre labbra
rugose che si muovono
irrigidendosi in movimenti
sempre quelli
ripetitivi
noiosi
soffiati.
E riderò di voi dall'altra parte della barricata.
Da dove per quanto limitati
imperfetti
e fangosi
si tenta di dare un senso
levitante al sospiro volatile.

Dove andremo non è chiaro
e forse non arriveremo neanche
a una destinazione riconoscibile
ci riconsoleremo
con l'assenza di un'eco
incessante e scarnificante.
E nel silenzio
costruiremo una nuova visione
dove la pedagogica impronta
smetterà di schiacciare
ogni ombra di creatività
nelle tenebre di un rancore
anziano.

venerdì 6 settembre 2013

ANTICAGLIE

Spenti, i tuoi tanti interessi si sono ingrigiti
allunghi ancora il collo per sbirciare
e ti senti nel pieno delle forze
ma la sanguisuga, il cannibale,
ti hanno spolpato. Non c'è passo che
non ti faccia quasi svenire. 
Non vorresti pensarci, speri di girare la testa
di scuotere il corpo, le spalle, scacciare
da te, da noi, da tutto questo intorno
una compagnia sgradevole. 
Vivere o partire? Sradicarsi o credere
ancora, o lasciarsi cullare. Ti dici che
quasi ce l'hai fatta, ti sei quasi trascinato
verso la riva. L'onda non può sommergerti. 
Quante volte hai vissuto,
le notti che sempre hanno coinciso 
con il desiderio, di una esistenza 
di avventura, significante, incontri
fumi e inni lanciati all'alba;
bagni precoci, mano nella mano
con chi non importa. Hai vissuto
questo lo sai. Ti sei sottratto,
mai, hai accettato le sfide,
per questo i tuoi rallentamenti
questo paese che ti succhia la voglia
frustra ogni fragranza, e ti ha
tolto, scippato quel facile sorriso. 
Cos'è una notizia, un maiale in più
o in meno, una diatriba illuminata
di quotidiana pesantezza, la vile
ciurma che affolla una barca fallata. 
Ne potevi fare a meno. E allora?
Cosa ti succede, non lo sai, e hai paura.
Semplice, ti dici, è così facile
temere, tremare, sentirsi inermi
anche se la prima volta
ti coglie nel bel mezzo di una 
classica serata di cui conosci
i contorni; nel tuo mondo, nelle
tue ritmiche evoluzioni da un bar
a una bottiglia sciabolata
sotto un lampione finto-antico. 
Rompe quella scintilla sempre accesa
in deboli sfiati di bluastra nostalgia. 
E sei solo. Ti lasciano per strada
compagni di cosa
colpevoli di niente
amici passeggeri per decollare;
E sei in ginocchio. Non sai pregare.
Non sai recriminare. 
Hai solo voglia di riprenderti
chiudere gli occhi e non essere
te stesso. Quella bolla esplosa
che ti tira giù e non ti fa
recitare, non ti fa interpretare. 
Lo vuoi conoscere, adesso, tutto
il panorama mistico e deviato
che sfrecciava in senso inverso
quando eri vivo
e ti sentivi padrone
senza avere, generale
senza esercito. 
Ti senti per la prima volta
confinato; ti senti parte di una
masnada piena di livore che
ha banchettato a tua insaputa,
con cui hai più volte condiviso
la cena, il letto e più spesso la latrina. 
E non hai scelta. Sei stato risucchiato.
Ti guardi in una pozza malsana e 
riconosci le grinze, il ghigno
quella voglia, che adesso 
mira altrove. Al riscatto. O alla rivalsa. 
 

domenica 28 luglio 2013

la possibilità di un amore

Finalmente trovo le tue impronte
i tuoi piedi calcati con precisione
sul bagnasciuga
sulla linea di passaggio
precise e distanti
come da corsa
furiosa e affannata
in questo calore che rende sordi,
appanna e ferma i pensieri.
le guardo con ammirazione
mi ricordano i tuoi sorrisi
smorzati da una presenza
che ci tiene affogati 
nei nostri sogni mai condivisi.
cercavo le tue gambe 
unità di misura del mio piacere
la forza nervosa della tua
determinazione, la bellezza
che tieni custodita in abiti 
oversize e distilli
con cura e parsimonia
per i momenti migliori, le occasioni
la decenza di una certezza. 
seguivo la corrente irregolare
di onde rifratte
mi bagnavo di una luce opaca
forse umida e contratta 
livida, senza la tua pelle 
e la tua chioma, costellata
di riflessi d'amore. 
ti avevo persa a colazione 
e si era raffreddato in me
lo spirito voluttuoso che
sempre m risvegliavi.
ero uscito, mi ero precipitato
nel nostro piccolo golfo
aureo, ma tutto quello
che avevo trovato
era un gruppo di berte
piagnucolanti, forse
affamate, di sicuro
indifferenti. non esistevo
per le loro acrobazie goffe e 
comiche. ti ritrovavo
come proiezione, tracce 
lievi e dilavate. 
e la mia giornata tornava
al principio, tra piccoli
sospiri e una sedia vuota
che riservavo al tuo possibile
ritorno. 

mercoledì 24 luglio 2013

a un tratto

"Un lungo elenco di incompiute, sfavillanti o eteree, mandate in avanscoperta o lasciate da parte per prendere tempo. Avvolte in armature argentee tra cavalieri decapitati e una ciurma di lievi ombre chine. Rotoli della speranza, rinvii dell'accesso. Spaventose atrofie sorridenti e mai vedere in faccia la propria morbida infanzia riemersa. Aggiungere miti a chiacchiericci inconcilianti, ritenersi in equilibrio nel voltafaccia generale e aspettarsi una mano moncone di un domani vietato. Se quelle ragioni, sobbalzate nella schiera di ritrattazioni, umili a una prima occhiata, utili o bisunte, se i diari mai ritrovati, se le apprensioni, a un tratto dessero forfait. Tra giochi compulsivi e rendering di distorsioni autoinflitte, accomiatarsi dalla proiezione livida di mille anni fa e creare una nuova moltitudine di vicinanze. E origliare, vegliare, su una colonna di reduci mai domi."

sabato 6 luglio 2013

se ancora il desiderio

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Mi chiedevo da tempo
Dove fosse il desiderio
In quale cavità
Avesse fatto di sé un nido.
A quale scopo mi avesse
Voluto
Abbandonare.
Non ho cercato
Piuttosto, ho subito inerme
Le folate infocate
Stupri dell’anima
Sabotaggi, intralci
Deviazioni, divagazioni.
Ne avevo memoria
Ci avevo flirtato,
me ne avevano parlato
padri, maestri, precettori.
La mia attesa si era
Espansa
Illimitatamente.
Una sottile carezza di illusioni
Sedative.
Energie vitali sciupate
Strizzate, intirizzite. Volte
A frenare, spesso soggiogare.
Mi chiedevo dove fosse
Il desiderio. A cosa mirasse
Se ancora
Una meta,
Se esisteva, fuori di me.
Dalla lontana
Indietreggiando, fiera accerchiata
Prendevo la rincorsa
Sorridevo di esitazione
Annusando
Una via d’uscita
Che non fosse l’incontro.
Per restare come ventosa
In uno spazio
Racchiuso.
In un pronto sonoro
Rifiutavo. La vita
Le sue drammatiche spirali
Ogni imprevedibile crocevia
Infelice o promettente.
Accendevo poi una torcia
Lampi di visione accecata
Aghi
Lacrime precipitate
Prepararmi a divorare
Un contatto. Ingoiarlo
Senza gusto
Né salivazione.
Inneggiando a peristalsi.
E svilivo
Il mio corpo incompleto
di motivi impellenti
agguati del piacere
sensuali, smodati.
Gravitavo sonnolento
Tra margini autoimposti
Nel silenzio di rivendicazioni
Conversioni.
Mi chiedo dov’è
Il desiderio
Che colora gli andirivieni
Temporali
I passi lenti
E gli abbracci voluti.
Al servizio
Non ostile.
E lo aspetto, per una
Via secondaria.
Se ancora
Di desiderio si tratta.

martedì 18 giugno 2013

SdC

La materia lavora dentro
Da innesto
Ramificazione interna
Nascosta, si camuffa
Prova a farsi strada
Nodosa
Ritorta
Macchia le scelte
I percorsi
Il libero arbitrio
Firma con un ghigno
I pensieri cupi
Il ritiro e il sospetto
Forza secolare
Sabota, boicotta
Intriga
Distoglie
Si sottrae al confronto
Aperto, divaga
Rifugge la luce,
La chiarezza, della logica
La parola
Si avvinghia all’antico
Al fragile magma linfatico
Alle ghiandole
Si nutre di ormoni
Di secreti
Deforma gli organi
Li spreme, ci si nasconde
Privandoli di spazio
Guida le immagini, la visione
Di un progetto
La fatua processione
Di fantasie avvizzite
Rughe di pensieri
Dissanguati
Disossati
Risucchiati tra piccole onde
Di piaceri lontani
In un lago di sale denso
Nella ferma stasi immota
Distoglie la vista
Si occupa e ingloba
Un presente fluttuante
Vano magniloquente
Difforme. Chiama, attira
Osmotica forma familiare.
Si occupa di te
Preoccupa
Asservisce
Combatte.
La forma tattile infiltrata
Si maschera di sé
E si alterna a suo piacimento
A quello che si spegne
Tra cassetti svuotati
E sguardo a terra. Occhi
Induriti, pallidi, incoccia
Una palude di associazioni
Respira, nel fango, nella melma
Putrida, voci di amori e di eresie
Passioni irretite
Guarda alla soglia
Come al sollievo supremo.
Vasta distesa di possibili altre
Intricate fusioni millenarie.
Residui di una resistenza
Fatica mortale
Ansimo
Spasimo
Sospiro soffocato.
E provare disteso
Nel semivuoto
Nella piena postura
Eretta e possedente
La gradevole estate
Del sublime incantamento
Il velluto docile dolce
Di una carezza nemica
Dell’animo modulato
La possibile invaiatura
Di un frutto verde acerbo
Mai maturato.

domenica 6 gennaio 2013

Non è un salto
o un'immersione
non c'è squarcio
intrusione, visione,
non assomiglia a un sogno
né simula un flashback
si distingue dalle allucinazioni
e non si passa un confine
non è un incantesimo,
un varco nello spaziotempo,
un viaggio, né un volo di fantasia.
Non c'è distacco,
né bagliore, non di una illuminazione
si tratta, né un'epifania
potrebbe sembrare un ritorno
un passo di danza
una rotazione
una lieve inclinazione del baricentro,
un effetto giroscopio
la precessione degli affetti
il rallentamento di un moto
e l'allontanamento del presente.
Quel breve momento di pausa
in cui tutto si mescola e appare
fuso in un'immagine-buco nero.
Quello che eri
credevi di essere, avere,
e ora chi sei, se hai costruito
la tua voglia stanca, il tuo sguardo brillante
il solito sguardo, il solito posto
familiarità, immortalità
quasi.
Ti sei fermato. Hai ripreso a camminare.

martedì 1 gennaio 2013

Lista dei desideri per il 2013...

Dicevo, so che non c'è relazione tra gli anni. Non si conoscono. Non si incrociano mai. Lasciano il campo o arrivano diligentemente. Si prendono in carico l'umanità per un anno intero e la traghettano lungo le stagioni, gli sbalzi di umore, i tanti errori, le scelte, i colpi di genio, e non chiedono nulla in cambio. Se sono fruttuosi non chiedono di restare un anno ancora, mai sentito di un anno che abbia cercato di ingannarci per finire un mese dopo. Ecco... questa prevedibilità è molto rassicurante. Forse una delle poche in casi sfortunati come l'anno che è appena passato. Lo ricorderò forse per un'amarezza, per le beffe, gli inganni, la fatica e le poche soddisfazioni. Molti stimoli a dire la verità, in disordine e non sempre ben individuabili. Un anno che è durato troppo. Che forse avrebbe fatto bene a farsi da parte qualche mese prima. E no, se n'è restato lì immobile nella sua diligente carriera al termine di anno che sparisce soltanto alla fine e solo con il conto alla rovescia, i botti, i tappi che saltano, le bollicine nel bicchiere. Come tutti gli anni che l'hanno preceduto e chissà fin da quando indietro nel tempo. 

Sì, i propositi. No i desideri. Per il 2013. Allora...

Un anno neonato. Giovane. Troppo forse per caricarlo di tante responsabilità? Mi domando. Non sarà piccino? Non avrà bisogno di coccole, di carezze, di essere cullato, vezzeggiato, protetto? Forse non dovremmo appesantirlo già da ora con le nostre aspettative. Penso. Mi dico. è un piccolo pulcino dalle piume ancora bagnate. è un fanciullo che ha bisogno dei genitori. Della mamma. Dovremmo forse fargli da balie. Cullarlo e allattarlo. Farlo crescere di giorno un giorno fino alla maggiore età. Ecco, quando diventano maggiorenni gli anni? 

Desideri, propositi, aspettative, richieste... la lista, vero. La lista...